martedì 13 settembre 2011

SPOGLIATI

Sensualmente
come solo Tu sai fare
lasciati ammirare

I tuoi vestiti
lasciali cadere
vedrai
non c’è nulla da temere

E solo dopo
potrai sapere
ciò che oltre
c’è ancora da “vedere”

Brano associato:
(Riccardo Cocciante)

… <<Se non l'hai capito, i vestiti di cui parlo, sono il carattere di una persona, infiniti caratteri che sono il vestito che ognuno porta dentro dal momento che è stato privato della nudità. Tu che carattere hai? Chiuso, introverso, schivo, asociale, solitario, timido, scontroso, irrequieto, nervoso, inquieto, tormentato, agitato, ansioso, malinconico, apprensivo, smanioso, turbolento, vivace, oppure calmo, quieto, fermo, paziente, tranquillo, sereno, estroverso, spontaneo, aperto, socievole, cordiale, affettuoso. Qual’è il tuo vestito? Ti ci specchi? Io credo di si, tu lo hai già individuato, perché sai come sei, ma non dici nulla, non ti fai vedere per quello che sei veramente, perché tu ti difendi, o non ti difendi, ti espandi nel mondo o ti chiudi nel tuo mondo. Nessuno è tutto cattivo, come nessuno è tutto buono, perché ognuno è stato inquinato con vestiti, troppo stretti o troppo larghi, che impediscono alla vita di muoversi comodamente. E quanti vestiti mio caro gemello sono stati modellati sulla vita, infinitamente tanti, talmente tanti che hanno riempito gli armadi della storia della vita. Quando la nudità ignorante e ribelle nasce, ognuno la ricopre con l’abito che gli è stato tramandato, perché conosce solo quello che porta sulla pelle e cerca con le buone o le cattive di confezionarlo su misura per i figli. Il labirinto caratteriale dei vestiti impone alla vita di coprire se stessa, allontanandoci o avvicinandoci ad essa. Il neonato nasce libero, meravigliosamente libero, ma dopo la sua nascita si trova circondato da occhi, corpi, sensi che non sono i suoi, da un padre e una madre lontani anni luce da lui, che rimangono stupiti, meravigliati, estasiati, da tanto candore, da tanta misteriosa apparizione. Dai loro corpi, nudi di pudore, dal loro fondersi, si libera qualcosa di straordinario che ha un suo scopo, un unico intento. Il neonato, nudo e trasparente, ignaro di quello a cui va incontro, ha tutto, gli manca solo una cosa, deve imparare a conoscere, acquisire, per continuare il viaggio, continuare la corsa. Ma chi lo guarda, non sa niente di lui, non conosce il suo linguaggio, non sa da dove sia venuto, quale sia la forza che lo rende così autentico, così incredibilmente vitale. Troppo vitale, troppo vivace, troppo libero, bisogna addomesticarlo, renderlo obbediente alle regole del vestire nel mondo. E il neonato tutto questo non lo sa, perché ingenuo, meravigliosamente puro di corpo, di mente e di sensi, è una cosa sola, una fusione di purezza. Lui non sa niente della cultura, della religione, della scienza, della politica, della sociologia, dell'etica, della furbizia, del potere, del male, o del bene. Tutti i vestiti di questo mondo il neonato non li conosce, sa solo cos'è la nudità, e agisce in armonia con essa, ignorando il vestito che gli viene messo fin dalla nascita. Il neonato dovrebbe avere un padre e una madre come lui, per apprendere la conoscenza della vita, ma il mondo dei vestiti non è governato dall'amore e dalla conoscenza, come può dunque sperare di essere lasciato intatto, lindo, come la natura lo ha creato? Il suo diritto ad avere un corpo libero, nella completa vitalità di esprimersi, si manifesta attraverso il pianto, i suoi capricci, il silenzio, la ribellione, perché lui è tutto il pulsare del mondo, il pulsare dell'universo; ma deve soccombere, deve farlo con le buone o con le cattive, perché il mondo dei vestiti non conosce la vera natura di se stesso, il pulsare del tutto. I vestiti hanno paura di essere nudi, di ascoltare la terra, il fuoco, il vento e l’acqua che è dentro e intorno a loro. La vita non può sperare di essere lasciata in pace e di crescere in armonia perché nessuno sa esprimere la vita, nessuno si ricorda di ciò che ha dentro. Tutto il lottare per non essere vestiti, intrappolati dalla legge del vestire, deve per forza finire nell'arrendevolezza di accettare lo stato delle cose, di lasciarsi vestire ed educare perché non si ha il diritto alla libertà nuda e cruda>>.



2 commenti:

  1. "Tutto il lottare per non essere vestiti, intrappolati dalla legge del vestire, deve per forza finire nell'arrendevolezza di accettare lo stato delle cose, di lasciarsi vestire ed educare perché non si ha il diritto alla libertà nuda e cruda>>."



    ...Caro Mauro , colgo la conclusione per dirti che gli abiti che indossiamo sono solo il rivestimento di un corpo che tenta ogni giorno di convivere con ciò che lo circonda...la Famiglia è la prima società che abitiamo...ed è al suo interno che noi acquisiamo le conoscenze che ci permetteranno , attraverso la gestualità , la parola, l'esternazione del nostro pensiero di far confluire all'esterno la Nostra Anima per giungere al prossimo nel donare il fulcro dell'essenza umana. Lessi tempo fà su "La colonna e il fondamento della verità" di Pavel Florenski..."ci presenteremo dinanzi a Dio vestiti del solo mantello che abbiamo costruito nella vita terrena...tessuto delle nostre azioni/vissuti..a questo io penso costantemente. Un post che fà riflettere ...grazie Mauro..un raggio di Sole invio a Te...che sia Luce sui Tuoi passi e calore nel Tuo cuore..a presto..
    dandelìon

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  2. Che la stessa Luce possa illuminare il tuo cammino
    Grazie.

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