giovedì 22 settembre 2011

LA LEGGE KARMICA


…<<Alla base della comprensione del testo si situa un postulato fondamentale, cioè la fede nella legge karmica, risalente in origine alla cultura indiana, ma diffusasi in molteplici tradizioni del mondo. Il karma, o karman in sanscrito, è una causalità del destino per cui le azioni commesse in questa esistenza compongono, come sulla tavolozza di un pittore, i colori dei futuri quadri di vita. Per la tradizione induista, alla quale mi ispiro, non esiste un solo viaggio sulla terra, un unico eden delimitato dai confini del nulla e neppure un futuro nella geenna di fuoco o in un consolatorio paradiso. La spiritualità indiana riconosce un divenire karmico, un mutare di corpo in corpo evolvendo l’atman o principio animico individuale. Il ciclo di reincarnazioni è destinato poi a fiorire nella liberazione finale, o kayvalia, dopo che l’individuo ha estinto i debiti conseguiti nelle precedenti tappe… Scegliere di non attendere dal mondo i benefici del fato, ma di assumersi la responsabilità della propria crescita favorisce l’approdo all’agognata terra del Sé.
Queste pagine non intendono privilegiare fedi o religioni specifiche, poiché il mio unico credo è e sarà sempre l’Amore. Ogni sistema biologico soggiace a propri postulati, conformi ad un’ecologia che non trascuri i nutrienti dell’Amore e della relazione armonica con le altre unità. Nell’essere umano la chimica dell’Eros non accetta la piaga dell’alienazione e la solitudine coatta partorisce angoscia: un sintomo d’ammonimento perché l’individuo recuperi l’unione con l’Assoluto… In realtà considero ogni nevrosi un segno di crescita, un germoglio di coscienza che inizialmente sembra travolgere come una calamita chi la subisce fino a minare ogni baluardo di autostima. È questa sconfitta dell’ego con le inquietudini che essa comporta ad aprire uno iato nel nulla, una feritoia nell’ignoranza e a concedere allo spirito il ristoro del risveglio  Il vento impetuoso dell’ansia scolpisce la sabbia, leviga le rocce e quando la tempesta si alza, ogni eremita trova rifugio in una lacera tenda, ove ascolta il battito frenetico del proprio cuore. Questo ritmo concitato ottunde il suono della musica del Sé che può guidare ogni coscienza e come dice Sai Baba: “Trova la tua voce interiore. Verificala. Prega Dio di aiutarti a non essere indotto in errore. Egli ti aiuterà! E allora attieniti alle Sue direttive e la tua vita sarà piena di luce”. Ho compreso l’importanza delle parole del cuore e il carico delle sofferenze che consegue allo squilibrio energetico dell’Anahata chakra (chakra del cuore e centro dell’Amore)… Esso è la sede di Eros e di Thanatos, dell’estasi e della fobia, quest’ultima sempre dipendente da una non accettazione dell’impermanenza del nostro, transitorio, ego>>...

Fonte: “L’Amore dopo il tramonto” di Angelo Bona (pag. 7,8-21). © 2005 A. Mondadori Editore S.p.A., ristampa 2009.

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