martedì 11 ottobre 2011

RINUNCIA ALL’ “IO” E AL “MIO”


… <<Come Io ho già detto, la vita della società era guidata da alcuni uomini che erano capi fra gli iniziati. Purtroppo essi, ad un certo punto, si trovarono nella “trappola” del falso sentimento della propria onnipotenza, della propria perfezione. Smisero così di andare sulla via della rinuncia dell’ “io” individuale a favore dell’ “Io” Supremo. Decisero che da quel momento potevano cambiare i destini degli altri e le strade dello sviluppo della società. Loro non volevano procedere verso il Perfezionamento Divino tramite la rinuncia dell’ “io” e del “mio”, ma raggiungendo una certa altezza, si misero ad ammirare la propria grandezza. Come risultato, dalla vita della società scomparve la gioiosa componente Divina che ispirava la gente ad arrivare alla Meta, la futura Autorealizzazione in Dio. Si distrusse la loro unità che era basata sul disinteressato servizio al grande impegno. Sempre più spesso avvenivano litigi che erano tipici della lotta fra “io” inferiori. Il comando del clero fu quindi preso da un uomo molto forte e bramoso di potere assoluto. Lui era interessato soltanto alla propria potenza e non gli importava quali fossero i mezzi per raggiungerla ed aumentarla. La società guidata da un predatore fa nascere altri predatori, che si mordono fra loro per aver il potere. Così arrivarono “i tempi neri” nella vita di Atlantide, che terminò con la sua distruzione.
Come sei riuscito ad evitare la morte?
Il Mio Maestro mi portò via. Il Creatore mi guidò in Africa, dove Io vissi per tanti anni. Parlando in termini moderni, la mia fu un’immigrazione. Portai in quel luogo un tesoro senza prezzo: le vere conoscenze spirituali di Atlantide. Le tribù che abitavano quelle terre erano per Me come figli ai quali Io dovevo indicare la strada del giusto sviluppo. Loro non sapevano niente del Supremo. I loro pensieri erano diretti verso la provvidenza dei bisogni giornalieri. Con l’aiuto dei “miracoli” Io riuscii a guadagnare la loro attenzione ed in questo modo li convinsi ad ascoltarMi. Trovandomi al centro del loro interesse, cominciai ad unire le tribù per farle vivere ed operare insieme, insegnando loro a conoscere gli interessi comuni. Io gli trasmettevo conoscenze e tecnologie che li aiutavano a migliorare la vita e ad alzarla ad un livello superiore. Effettivamente si creò uno stato con strutture funzionanti alla perfezione. Ma il solo stato funzionante, senza la meta spirituale che unisce tutta la gente, non vale niente, sembra un bell’involucro senza vita.

Dopo la loro unione e l’iniziale ordine della vita nella loro società, quando s’indebolì il dominio totale della provvidenza di se stessi con il cibo e il posto per vivere (sopravvivenza n.d.r.), Io iniziai, gradualmente, a trasferire l’attenzione delle menti umane, dalle idee del miglioramento della vita terrena, alle preoccupazioni sulla vita futura nell’altro mondo, dove si trova ognuno di noi dopo l’uscita dal corpo. Spiegavo come il trasferimento nell’aldilà riguardi ognuno di noi e come la tipologia della nuova vita dipenda dai meriti guadagnati durante l’esistenza in questo mondo. Dicevo loro, per esempio: “Lì la persona sarà rispettata a condizione che anche qui abbia avuto il sincero rispetto della gente che la circondava. Lì avrà tutto il necessario se qui aiuta gli altri ad avere tutto l’indispensabile”. Precisando che l’accumulo delle azioni buone in questa vita si riscuote completamente in quella nuova vita. È semplice capire che quest’idea della nuova vita, che bisogna assicurare con le buone azioni, “funzionava” non soltanto per aiutare la gente a trovarsi nel bene del “paradiso” dopo la disincarnazione, ma anche per assicurare un buon karma per le successive incarnazioni… Io diventai per quel popolo il consigliere supremo, ma non Mi sentivo superiore a loro… Con il tempo, fra quella gente, si formarono in modo del tutto naturale le divisioni fra classi. Si creò il comando della società. Allora decisi di lasciare quel paese, considerando la Mia Missione finita. Prima però scelsi l’erede che doveva rimanere al posto Mio. Lui era saggio e buono. Dissi alla gente che era arrivato per Me il momento di trapassare nella nuova vita, in quel mondo dove ci aspettano i frutti delle nostre azioni terrene. Un giorno Mi “spostai” dal mondo materiale al Mio Mondo di oggi, nella Dimora della Luce>>…

Fonte: “Atlantide e gli atlantidei” (Le tavole smeraldine e gli altri testi, pag. 60). Di  Anna Zubkova, Mikhail Nikolenko, Maria Shtil, Larisa Vavulina, Vladimir Antonov,

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