venerdì 20 giugno 2014

PIRAMIDI ED ASTRONOMIA

Appare ormai plausibile che gli antichi
volessero rappresentare, in Terra,
attraverso la costruzione delle piramidi,
 le costellazioni che attentamente
- già in quei tempi remoti -
essi ammiravano guardando il cielo

Ma perché?
Desideravano forse che anche noi
ci preparassimo ad andare

<<Oppure tu ignori, oh Esculapio (il fatto) 
che l’Egitto è l’immagine del Cielo?>>

… <<La domanda di Ermete potrebbe essere un riferimento proprio al progetto per tutte le piramidi d’Egitto, secondo cui ogni edificio avrebbe dovuto rappresentare una parte del cielo. Ma anche i più noti popoli del Sud e Centro America, che disponevano di ampie conoscenze astronomiche, eressero piramidi; erano i Maya e gli Inca. I Maya fondarono città come Tikal in Guatemala e Palenque nello Yucatan. Tikal, la più antica città Maya, sorse nel 1000 a.C.. A Tikal vi sono piramidi a gradoni, grandi e piccole. Probabilmente tutta la città consisteva in piramidi. Un’altra città maya si trova in Messico, nella penisola Yucatàn, Chichén Itzà. Qui si erge la piramide a gradoni alta 30 m. dedicata a Kukulkan. Ha una base quadrata di 55,50 m. di lato ed è costituita da nove piattaforme sovrapposte. Al centro di ogni lato si trova una scala di 91 gradini. Sulla piattaforma superiore c’è un tempio. Dato che 4x91 dà 364, su può supporre che, comprendendo nel calcolo il tempio, nella piramide sia rappresentato il conto dei giorni di un anno. Kukulkan, in altre parti dell’America centrale chiamato Quetzalcoatl, era il dio supremo di Chichén Itza. Secondo la tradizione era giunto tra i Maya da un paese lontano, o forse dal cielo, per istruirli. Più tardi era tornato ai campi celesti, non senza aver promesso di tornare … In questa mediazione di sapienza presso i Maya, vediamo un parallelo con gli dèi egizi ed i loro successori, i servitori di Horu che, anch’essi, avevano portato il sapere agli umani. E perché non ipotizzare nella stessa epoca? A Chichén Itzà, accanto alla piramide di Kukulkan, si trova un altro interessante edificio, l’Osservatorio. Si tratta di una costruzione rotonda che ha una stupefacente somiglianza con gli odierni planetari. Che vi si praticasse effettivamente l’astronomia è attestato da squarci ed aperture orientati verso determinate costellazioni. Teotihuacàn, 50 km a nord-est di Città del Messico, è un’antica citta di cui nessuno conosce i fondatori. Gli archeologi datano lo sviluppo della città intorno al 500 a.C.. si suppone che nel periodo del suo massimo splendore vi abitassero 200.000 persone, su un territorio di circa 25 kmq. Teotihuacàn ebbe per secoli una posizione di preminenza nell’America centrale e soltanto intorno al 500 d.C. cominciò a decadere. Si afferma che la città fosse “il luogo in cui vivono gli dei” oppure “il luogo in cui si diventa dèi. Era più grande dell’antica Roma. Il 12 d.C. gli Aztechi si rovesciarono sulla città ma già allora i suoi edifici e le piramidi erano antichi ed ingoiati dalla giungla. In quella città vi è una strada lunga 4 km e larga 40-45 m., lungo la quale si estende la città, la cosiddetta “Via dei Morti”. Il suo orientamento è di 15°30’ ad oriente del nord astronomico. L’ingegnere americano Hugh Harleston jr. misurò, tra gli anni Sessanta e Settanta del XX secolo, molti degli edifici di Teotihuacàn e scoprì la misura base di 1,059 m. che d’allora si chiama “hunab” o “unità”. Con l’aiuto del sistema hunab la Via dei Morti si rivela essere il modello esatto del sistema solare. Riguardo all’Egitto, un ingegnere belga, tale Robert Bauval, ha affermato che la piramide rosso e la piramide romboidale di Dahshur potrebbero essere una proiezione delle stelle Aldebaran e Ipsilon Toro della costellazione delle Iadi nel 2.475 a.C. Egli concluse che tutte le piramidi insieme – da Abu Roash a nord fino a Dahshur a sud, con il complesso di Giza come centro – sono una proiezione della costellazione di Orione e la sua ambientazione sulla Terra. Il Nilo rappresenterebbe la Via Lattea.>> …

Fonte: Horst Bergmann – Frank Rothe, “Il codice delle piramidi” (pag. 25 – 27, stralcio). © 2003 Newton & Compton Editori. Titolo originale: “Der Pyramiden-Code”. © Heinrich Hugendubel Verlag. Kreuzlingen/Munchen 2001

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