Appare ormai
plausibile che gli antichi
volessero rappresentare,
in Terra,
attraverso la
costruzione delle piramidi,
le costellazioni che attentamente
- già in quei tempi
remoti -
essi ammiravano guardando
il cielo
Ma perché?
Desideravano forse
che anche noi
ci preparassimo ad
andare
<<Oppure tu
ignori, oh Esculapio (il fatto)
che l’Egitto è l’immagine del Cielo?>>
che l’Egitto è l’immagine del Cielo?>>
…
<<La domanda di Ermete potrebbe essere un riferimento proprio al
progetto per tutte le piramidi d’Egitto, secondo cui ogni edificio avrebbe dovuto
rappresentare una parte del cielo. Ma anche i più noti popoli del Sud e Centro
America, che disponevano di ampie conoscenze astronomiche, eressero piramidi;
erano i Maya e gli Inca. I Maya fondarono città come Tikal in Guatemala e
Palenque nello Yucatan. Tikal, la più antica città Maya, sorse nel 1000 a.C.. A
Tikal vi sono piramidi a gradoni, grandi e piccole. Probabilmente tutta la
città consisteva in piramidi. Un’altra città maya si trova in Messico, nella
penisola Yucatàn, Chichén Itzà. Qui si erge la piramide a gradoni alta 30 m.
dedicata a Kukulkan. Ha una base quadrata di 55,50 m. di lato ed è costituita
da nove piattaforme sovrapposte. Al centro di ogni lato si trova una scala di
91 gradini. Sulla piattaforma superiore c’è un tempio. Dato che 4x91 dà 364, su
può supporre che, comprendendo nel calcolo il tempio, nella piramide sia
rappresentato il conto dei giorni di un anno. Kukulkan, in
altre parti dell’America centrale chiamato Quetzalcoatl,
era il dio supremo di Chichén Itza. Secondo la tradizione era giunto tra
i Maya da un paese lontano, o forse dal cielo, per istruirli.
Più tardi era tornato ai campi celesti, non senza aver promesso di tornare … In
questa mediazione di sapienza presso i Maya, vediamo un parallelo con gli dèi
egizi ed i loro successori, i servitori di Horu che, anch’essi, avevano portato
il sapere agli umani. E perché non ipotizzare nella stessa epoca? A Chichén
Itzà, accanto alla piramide di Kukulkan, si trova un altro interessante
edificio, l’Osservatorio. Si tratta di una costruzione rotonda che ha una
stupefacente somiglianza con gli odierni planetari. Che vi si praticasse
effettivamente l’astronomia è attestato da squarci ed aperture orientati verso
determinate costellazioni. Teotihuacàn, 50 km a nord-est di Città del Messico,
è un’antica citta di cui nessuno conosce i fondatori. Gli archeologi datano lo
sviluppo della città intorno al 500 a.C.. si suppone che nel periodo del suo
massimo splendore vi abitassero 200.000 persone, su un territorio di circa 25
kmq. Teotihuacàn ebbe per secoli una posizione di preminenza nell’America
centrale e soltanto intorno al 500 d.C. cominciò a decadere. Si afferma che la
città fosse “il luogo in cui vivono gli dei” oppure “il luogo in cui si diventa
dèi. Era più grande dell’antica Roma. Il 12 d.C. gli Aztechi si rovesciarono
sulla città ma già allora i suoi edifici e le piramidi erano antichi ed
ingoiati dalla giungla. In quella città vi è una strada lunga 4 km e larga
40-45 m., lungo la quale si estende la città, la cosiddetta “Via dei Morti”. Il
suo orientamento è di 15°30’ ad oriente del nord astronomico. L’ingegnere
americano Hugh Harleston jr. misurò, tra gli anni Sessanta e Settanta del XX
secolo, molti degli edifici di Teotihuacàn e scoprì la misura base di 1,059 m.
che d’allora si chiama “hunab” o
“unità”. Con l’aiuto del sistema hunab la Via dei Morti si rivela essere il
modello esatto del sistema solare. Riguardo all’Egitto, un ingegnere belga,
tale Robert Bauval, ha affermato che la piramide rosso e la piramide romboidale
di Dahshur potrebbero essere una proiezione delle stelle Aldebaran e Ipsilon
Toro della costellazione delle Iadi nel 2.475 a.C. Egli concluse che tutte le
piramidi insieme – da Abu Roash a nord fino a Dahshur a sud, con il complesso
di Giza come centro – sono una proiezione della costellazione di Orione e la
sua ambientazione sulla Terra. Il Nilo rappresenterebbe la Via Lattea.>>
…
Fonte: Horst Bergmann –
Frank Rothe, “Il codice delle piramidi” (pag. 25 – 27, stralcio). © 2003 Newton & Compton
Editori. Titolo originale: “Der Pyramiden-Code”. © Heinrich Hugendubel Verlag.
Kreuzlingen/Munchen 2001
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